“Impresa e burocrazia. Il caso del Birrificio Yblon”

La storia del marchio Yblon è complessa e travagliata. Racconta della determinazione di un gruppo di giovani imprenditori ragusani ostacolata, come spesso accade, dalle cavillose procedure burocratiche italiane..

 Comunicato stampa

 

“Impresa e burocrazia. Il caso del Birrificio Yblon”

La storia del marchio Yblon è complessa e travagliata. Racconta della determinazione di un gruppo di giovani imprenditori ragusani ostacolata, come spesso accade, dalle cavillose procedure burocratiche italiane e dalla scontata esigenza di rispetto delle leggi, che rperò devono potersi interpretare con elasticità per non divenire barriere insormontabili.

La società Yblon nacque lo scorso anno dall’idea di realizzare una nuova ricetta di birra artigianale. Come iniziare? Come ovvio, dalla struttura: bisogna trovare i locali, acquistare i macchinari e testare la ricetta prima di poter dare inizio alla produzione.

Così, trovata la sede, il gruppo inizia i lavori di ristrutturazione dei locali e acquista i macchinari. In attesa che il cantiere si completi, il gruppo Yblon, che non ha intenzione di perder tempo, si  organizza per iniziare a testare la ricetta e per mettere in produzione un primo lotto, appoggiandosi ad un birrificio della provincia già fornito di tutte le autorizzazioni possibili.

Quest’ultimo, prima di iniziare la collaborazione con Yblon, si rivolge all’agenzia di dogana di Pozzallo, che come unica istruzione dà disposizioni sulla registrazione delle materie prime in entrata e su quella della merce prodotta in uscita.

Intanto, i titolari del gruppo Yblon decidono di attivare l’impianto pilota nella propria sede, che ancora è un vero e proprio cantiere, per testare (con cotte da 15/20 litri) le ricette che in seguito sarebbero andate in produzione presso le strutture dell’altra azienda. Sperimentare una ricetta, come è facile intuire, è un passaggio fondamentale per assicurare al consumatore finale un prodotto di qualità.

Il 24 giugno, però, una visita a sorpresa dell’agenzia di dogana di Siracusa, dispone il sequestro delle attrezzature ancora scollegate, dell’intero immobile ancora in costruzione e dell’impianto pilota. L’accusa è di produzione clandestina, nonostante i funzionari della dogana abbiano constatato di trovarsi in un cantiere. La presenza dell’impianto pilota funzionante, dei fermentatori in plastica, di qualche vecchia bottiglia e di due sacchetti di malto forniscono prove sufficienti per l’accusa.

“Durante le fasi di archiviazione dei materiali - raccontano i titolari del gruppo – ci è stato chiesto più volte di illustrare le fasi di lavorazione della 'distillazione' della birra e, in merito alla decisione di produrre la nuova ricetta presso un altro birrificio, ci sono state poste domande del tipo ‘Ma com’è possibile che un birrificio concorrente produca per voi?’ e anche ‘Ma non è controproducente per voi dare la vostra ricetta ad un concorrente?’. Da restare allibiti !

A questo punto il gruppo Yblon si trova costretto ad avvalersi di un legale che dopo un mese riesce ad ottenere il dissequestro dei locali, ma non dell’impianto pilota e dei fermentatori che rimangono per il magistrato un mezzo con il quale nei mesi successivi l’impresa avrebbe potuto continuare la sua “attività illecita”; impedendo così  la continuazione dei lavori di sistemazione degli impianti (gas, vapore, acqua e via dicendo).

Oggi, a distanza di otto mesi dal sequestro, gli impianti sono ancora bloccati, le bottiglie sequestrate, anche se prodotte legalmente sotto la licenza del birrificio partner, sono scadute e quindi invendibili.

 

Birrificio, si spera, Yblon.